Alla scoperta del Grande Nord (Il Centro)

IL CENTRO - PESCARA CRONACA mercoledì 28 giugno 2000, S. Ireneo di M.R. Tomasello

ALLA SCOPERTA DEL GRANDE NORD «La mia avventura sulle orme di Jack London»

Il viaggio di Silvio Ascenzo tra Yukon e Alaska in compagnia di un esperto esploratore PESCARA. In piedi davanti alla classe Silvio Ascenzo di SanValentino leggeva ad alta voce le avventura scritte da Jack London. Era una richiesta dell'insegnante, perché, alle medie, il futuro installatore di impianti Gpl con officina a Scafa, in italiano era uno dei migliori. Il primo incontro con il mito del Grande Nord, dunque, fu distratto, per via della platea. «Anni dopo rilessi tutti i libri e fu come scoprire un legame ancestrale con quelle terre. Da allora, ho imparato quelle pagine a memoria e speso un patrimonio per riviste che parlassero dell'Alaska e dello Yukon». Si susseguirono, un anno dopo l'altro, i progetti per la partenza, sulle orme dei cercatori d'oro, a caccia delle atmosfere descritte in «Zanna Bianca» e «Martin Eden». Programmi destinati a dissolversi ogni volta per mancanza di compagni che avessero coraggio e voglia di affrontare il clima rigido e i pericoli di una natura selvaggia e «capace di sopraffare». Finchè il caso non decise che, per il bambino diventato uomo, era giunto il momento di entrare nella città simbolo della corsa all'oro, Dawson City. Il viaggio sarebbe iniziato il 25 maggio 2000 e finito il 9 giugno. Tra queste due date, c'è la realizzazione di un sogno e una straordinaria esperienza umana al fianco di un uomo che ha fatto dell'esplorazione la sua vita. «Tutto è cominciato quando a metà dello scorso anno ho letto su un mensile di settore un reportage su una marcia in solitario di 1100 chilometri attraverso l'Alaska: da Manley Hot Spring a Nome, sullo stretto di Bering, con sci e slitta al traino. Era la prima volta al mondo e il protagonista era Maurizio Belli, un uomo che durante gli anni Novanta ha effettuato numerose spedizioni in Alaska». Era il maestro ideale, il compagno atteso per anni. «Viveva in Trentino: cercai il numero di telefono attraverso il 12 e riuscii a rintracciarlo. Mi presentai, gli dissi che volevo partire e chiesi consiglio: avevo quasi convinto un gruppo di persone ad andare. Belli mi fece una serie di domande, poi mi disse: stia calmo e a casa, quello è un posto difficile per le strade, l'approvvigionamento. Aspetti il prossimo anno, quando organizzerò un giro con i camper. Ma quel viaggio saltò e così, all'inizio di quest'anno, mi fa: ok, partiamo noi due». I compagni d'avventura erano dunque due persone note l'una all'altra solo attraverso una serie di contatti telefonici: un quarantenne, guida esperta abituata alle situazioni «no limits», sciatore e deltaplanista, in grado di percorrere le cime dell'Himalaya in bicicletta fino a 5 mila metri, e un appassionato di montagna, innamorato della magia delle desolate highway del nord America, ma abituato solo ai sentieri del trekking d'Abruzzo e ottimo cercatore di funghi. «Trent'anni fa ho avuto un grave incidente con la moto che mi ha costretto a usare per due anni le stampelle. L'unico sport possibile da allora è stato camminare: è così mi sono allenato». Il 25 marzo Ascenzo vola a Trento per conoscere Belli. Trascorrono un giorno insieme per pianificare il viaggio. Il 25 maggio partono da Zurigo e atterrano nella capitale dello Yukon canadese, Whitehorse. Non hanno telefoni: si sono portati dietro medicine e spaghetti e Ascenzo anche una pancetta fatta in casa che riesce miracolosamente a sfuggire a un tentativo di sequestro alla dogana. Non hanno armi, a parte il coltello per tagliare la pancetta. Comprano pentole e viveri, affittano un fuoristrada e partono. Salta però il programma iniziale di attraversare l'Alaska e raggiungere Bering perché i voli sono stati sospesi per mancanza di clienti. La temperatura è in crescita: oscillerà per tutto il tempo tra 0 e 3-4 gradi. Scelgono di muoversi nello Yukon attraversando la Dempster Highway, «un budello sterrato che corre tra scenari grandiosi», fino a gettarsi sul mare Artico. «Lassù ho visto un grizzly a meno di trenta metri da me, mentre sbranava un caribù, che ha preferito scappare, ma avrebbe potuto assalirmi», ricorda Ascenzo. Si spostano quindi sulle Richardson Mountains. Di giorno lasciano l'auto e si inoltrano tra i boschi di conifere per cinque o sei ore di cammino su neve o ghiaccio. La sera montano il campo e si preoccupano di chiudere il cibo in sacchetti ermetici che nascondono sugli alberi per evitare che orsi e lupi, attratti dagli odori, si avvicinino troppo alla tenda. Arrivano a Dawson City. «E' stato per me il momento più importante: ero arrivato nel luogo su cui avevo fantasticato sin da bambino. Nel 1896 la città era abitata da 30 mila persone a caccia dell'oro, che c'è ed è abbondante. Adesso ci sono ancora saloon e ballerine di can can, per i turisti, ma sono rimaste forse 500 persone che trovano un po' di pepite, ma hanno guadagni molto bassi. In inverno la vita è durissima e i suicidi sono molti. Ma in primavera la vita torna a sbocciare». Oltrepassato il confine, entrano in Alaska e si inoltrano sul Denali, nella catena dell'Alaska Range, in cui svetta il Mount Mc Kinley, cima più alta del nord America (6196 metri). «Non abbiamo mai corso rischi: sì, le strade erano forse pericolose, ma di incomparabile bellezza, e la gente che abbiamo incontrato ha dimostrato una disponibilità straordinaria», ricorda Ascenzo. «Come gli indiani della tribù Athabaskan, che nel villaggio hanno una gigantesca antenna satellitare, ma vivono ancora come i loro antenati, essiccando i salmoni e cacciando gli animali da pelliccia, che ci hanno accolti come amici». L'avventura si è conclusa. Rimane l'amicizia tra due uomini che non si conoscevano, che a volte, davanti ai cigni trombettieri intenti alla cova o agli alci seguiti dai piccoli hanno discusso e poi si sono riappacificati e hanno riso, uniti dall'amore viscerale per uno dei luoghi più inospitali e affascinanti del pianeta.